l’abominevole terrorismo dell’angelo amato

oggi il mons. angelo amato (minchia che nome divino) e' riuscito a farmi andare di traverso la digestione

stavo leggendo qualche titolo del corriere e ad un certo punto trovo : "terrorista chi propaganda l'aborto" , mi son detta "ah! mi mancava" di chi cazz'e' sta roba ed inizio a leggere..

"Oltre all'«abominevole terrorismo dei kamikaze» che assomiglia a un «perverso film sul male» girato ogni giorno in qualche regione diversa del mondo «con sceneggiature sempre nuove e crudeli», esiste anche «un cosiddetto terrorismo dal volto umano che viene subdolamente propagandato dai mezzi di comunicazione sociale». In tale categoria rientrano l'aborto, l'eutanasia, ma anche la pillola abortiva Ru 486 e i laboratori dove si manipolano gli embrioni, e quei Parlamenti che approvano leggi contrarie all'essere umano. Tutto ciò può essere paragonato alle sette sataniche che praticano «un vero e proprio culto sacrilego del male»"

questo e' quello che ha rigurgitato il monsignor Angelo Amato numero due della Congregazione per la dottrina della fede che io chiamerei piu' semplicemente "il tribunale dell'inquisizione".

dato che sono un po' autolesionista vado a vedere sulle news come riportano sta faccenda le varie testate:

si va dal

Il Vaticano: «Eutanasia e aborto sono terrorismo dal volto umano» de il Giornale

al

Il Vaticano: cliniche mattatoi di esseri pronti a sbocciare de La Stampa

per finire a

"Terrorista chi pratica l'aborto" del tgcom

adesso mi sto chiedendo devo essere considerata terrorista perche' ho deciso di abortire due volte in vita mia oppure sono una doppia terrorista, cioe' tipo mi danno la recidiva oppure la semplice

ma tipo perche' il uolter nazionale dopo un uscita del genere non chiude le frontiere del vaticano  e fornisce un foglio di via ai prelati in vacanza? ah gia.. vero c'e' il pd e poi .."«Chiarezza» ha chiesto anche il Sir, agenzia dei vescovi italiani, all'indomani dei congressi dei Ds e della Margherita, mettendo in guardia da «una vecchia concezione laicista di ispirazione ottocentesca».. dunque no.. il uolter nazionale non potra' mai fare una cosa simile al massimo potra' risparmiarsi la posizione a mo di zerbino e riconvertila in bacia mano per stizza..

nel frattempo Ratzinger dopo aver depenalizzato il limbo, in una lettera scritta ai vescovi del Messico, è intervenuto contro la depenalizzazione dell'aborto nel paese latinomericano. ecco e' tutto detto.

spero che l'angelo amato divenga santo subito

aggiornamento 2007-04-25

sono lieta di aderire al Movimento per la chiusura delle tube di faloppio (MCTF)
e ringrazio la Presidentessa facente funzione Ciccina Ficafina 

buon 25 aprile a tutt@

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carezze


 

ogni carezza e' un furto

ogni anime si crea una forma

dalla capienza incolmabile e apre un antro di vertigine

giro di vite d’un cerchio di danza
che strega le luci ritmate

yzu– (mp3)

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io mi hai guardato silenziosa

 

Io mi hai guardato silenziosa
hai quasi impercettibilmente
cercato un appiglio
un chiodo che fosse sostegno
perché il tuo sogno
fosse ascoltato
compreso
senz’urto
e ogni parola – ogni suono
diventa stagno.

Io mi sono piegato sul tuo corpo.

yzu


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feedback d’un cupo monologo

È possibile dire una terra
dove io tossico delinquente abituale
ladro teppista terrorista
possa evadere, senza preoccuparmi
d'essere braccato, che so, dalla televisione?

Grigio silenzio cittadino –
a due metri dal davanzale
i muri grattati del vicolo,
feedback d'un cupo monologo –
i negozi la fontana il corso
i cioccolatini del Bangladesh.

È possibile per me scomparire
annullare ogni traccia ogni esperienza
del mio vissuto, fino a perdere
intimamente ogni contatto
con i miei sogni, senza essere
ricercato come un evaso?

Ogni lavoro è una sconfitta.
I cavi elettrici si arrampicano
sui balconi, novelli romeo.
Uno squillo, una telefonata banale –
la prospettiva di compiere
un delitto, per liberarsi.

È possibile per me scomparire?

yzu

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ce n’est que un debout..!

1..

2..

3.. 

4.. 

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lust for life

 

è inutile sai
il male che fa
il peso di un bacio
lo hai dato soltanto
perchè eri da solo

la colpa dov'è
quanto non c'è
sai dirmi tu dove
in un giorno che piove
in un giorno che tu ti senti inutile
coriandoli a natale..
e magari ancora troppo stanco
per ricominciare
ma scommetto che poi
tu te ne andrai.. 

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bloggando

ebbene si

da precario equilibrio la domanda del giorno

 

Cosa fa una nuvola su un aereo?
Su su rispondete!

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dal blog élite al narcisismo ossessivo del sé

Ho trovato in rete questa intervista a Lovink  in cui si parla di diversi aspetti secondo me interessanti e riflessioni dopo la pubblicazione del primo capitolo di Zero comment (che uscira’ a giugno) "Blogging, the nihilist impulse".


La parte che mi ha fatto piu’sorridere  e’ stata la sua risposta all’ossessione dei bloggers circa le statistiche e i numeri 🙂  Parla anche delle "briciole di google" in particolare ho trovato molto ben chiaro cosa ha scritto a proposito Scott Karp dopo il discorsetto/annuncio di Chad Hurley a Davos.

Sempre a proposito di Lovink consiglio anche la lettura di "The principal of notworking" disponibile  in formato pdf.

 

Industria dei media al capolinea: parla Geert Lovink

Innanzitutto, puoi spiegarci perché consideri il blogging una pratica nichilista? Ti riferisci all’attuale contesto storico (post-modernità nei Paesi occidentali) o a uno specifico sviluppo del software sociale?
Il blogging è la forma contemporanea di auto-pubblicazione. Ci contestualizziamo con i link a materiale presente altrove in rete e attraverso il cosiddetto blog-roll (una lista dei nostri siti e blog preferiti). L’aspetto nichilista emerge quando confrontiamo questo tipo di comunicazione con quello dei media mainstream che ancora rivendicano di rappresentare il loro pubblico. I blogger non rappresentano altro che se stessi. E in questo senso livellano, azzerano le strutture centralizzate di senso. Le autorità, dal Papa, ai partiti, alla stampa, non influenzano più la nostra visione del mondo. Sempre più persone si allontanano dai ‘vecchi media’ quando sono alla ricerca di senso, informazione, intrattenimento. Niente di scioccante, se non per i giornalisti dell’industria broadcast che restano turbati da questa ovvietà come se fosse un tentativo di delegittimarli.

A proposito delle relazioni con i media mainstream, affermi che i blog non influiscono sulla notiziabilità (gatekeeping), ma sono solo uno strumento di monitoraggio (gatewatching): non creano notizie, sono ‘canali di ritorno’. Non ti sembra però che le contaminazioni con il bookmarking sociale e il giornalismo dal basso contraddicano questa posizione?
I servizi di cui parli non generano un traffico elevato, né tantomeno hanno un forte impatto. Il social bookmarking e i siti di infomazione alternativi sono marginali in confronto ai circa 100 milioni di blogger sparsi per il mondo e alle decine di milioni di utenti di Flickr, MySpace, YouTube. E’ risaputo, ad esempio, che solo una minoranza di iscritti a Digg è responsabile della maggior parte dei post. Una tendenza simile a quella della ‘blog élite’ che si linka vicendevolmente per ottenere traffico e attenzione da parte dei media. Non bisogna pensare a questo ambiente come se fosse esente dalla manipolazione: la decentralizzazione non comporta necessariamente democrazia o un orientamento progressista. La cultura blog negli USA è soprattutto maschile, bianca, conservatrice.
In tutto ciò è interessante posizionare Indymedia. Il progetto aveva funzionalità interessanti già nel 2000. Sfortunatamente, però, ha puntato a diventare un’agenzia di stampa, un portale web, come se non potesse affrontare il suo più vasto aspetto comunitario. Indymedia avrebbe ottenuto più successo lasciando perdere la linea Chomsky-WSF, l’approccio politically-correct verso le ONG, e si fosse lasciata coinvolgere dalla ricca varietà delle sue prime tribù. Poteva contare su aspetti di social-networking e funzionalità multimediali molto interessanti. E’ davvero un peccato che ora dipendiamo da Rupert Murdoch e Google. E non disponiamo di un network sociale del tutto open source e no-profit. Tuttavia, restano spiragli aperti, come ci ha dimostrato la campagna elettorale di Howard Dean, che ha portato a interessanti iniziative.

Nel tuo ultimo saggio ("Blogging, the nihilist impulse") scrivi che i blogger non sono stati capaci finora di trovare un’alternativa all’ideologia mainstream. Credi che il modello ‘top-down’ sia destinato a durare a lungo?
I blog non hanno messo radici nel movimento sociale progressista. Sono critici verso i mass-media americani, ma la tendenza generale è piuttosto conservatrice-liberale. Va comunque riconosciuto loro il merito di aver aperto il panorama dei media in un modo che a internet non era ancora riuscito. Fino a questo momento i media top-down non sono stati in pericolo reale, ma ora i giornali cominciano a rischiare di perdere entrate pubblicitarie. Certo, avremo la tv e i film di Hollywood ancora per molto tempo a venire. Ma può anche darsi che i blog non siano il mezzo ideale per dare una visibilità di massa ai ‘nuovi media’.
D’altro canto, non dovremmo più distinguere la televisione e il cinema per il diverso modo attraverso cui trasmettono le immagini. In Australia, con una felice sintesi, si usa l’espressione ‘screen culture’. Forse non siamo ancora a quel punto, dal momento che ancora permangono discipline e modi di produzione differenziati. Ma alla fine tutto converge verso gli schermi, dai minuscoli cellulari agli schermi urbani giganti. L’immagine in movimento avrà molteplici dispositivi.

Come in ogni comunità, anche nella blogosfera c’è molta autoreferenzialità. Tu fai l’esempio del blogroll, uno strumento progettato per esprimere solo accordo. Come si può superare il problema e favorire la diversità? Sviluppando migliori architetture partecipative?
Non sarebbe una cattiva idea dimenticare per un momento i discorsi sulle comunità e, per dirla con Max Weber, muoverci dalla Gemeinschaft (comunità) alla Gesellschaft (società). Per fare ciò bisogna passare attraverso il software. Le architetture hanno ripercussioni su altre strutture discorsive e sulle relazioni sociali: per questo non dovremmo lasciare il software solo nelle mani dei geek, ma diffondere le competenze tecnologiche tra altri gruppi della società. Ciò di cui abbiamo bisogno sono programmatori agonistici, se posso fare un riferimento a Chantal Mouffe (autrice di "The Democratic Paradox", ndr). Dobbiamo poi comprendere meglio l’importanza degli early-adopter. I milioni di utenti che vengono dopo non hanno la possibilità di cambiare la cultura dei blog o l’estetica di Second Life. E’ davvero un problema non poter linkare ai propri avversari o a chi non ci piace. Il risultato di tutto ciò è un comportamento collettivo conformista e banale. Un altro po’ di tempo e vedremo di nuovo quanto è accaduto con i movimenti sociali e artistici con forti pratiche auto-referenziali. All’inizio sembra una ricchezza ma dopo un po’ le tribù che ruotano intorno a se stesse falliscono. Certo, si tratta di un fenomeno naturale, ma il problema è che internet è qui per restare. E’ per questo che non possiamo abbassare lo sguardo sul software come se fosse un dettaglio. Il software struttura la società del futuro.

Credi che in nome del business si stia alterando l’architettura dei software?
No, non vedo un rischio nella commercializzazione. L’universo dei blog è vasto e ricco. I suggerimenti di servizi come www.problogger.net su come riuscire a vivere con il proprio blog sono a fin di bene, ma pochi autori implementeranno tutte quelle funzionalità extra e cambieranno il modo di scrivere per attirare più utenti. E’ cosa risaputa quanto sia difficile vivere col proprio blog, a meno che non ci si posiziona come "citizen journalist" che contribuisce a quella serie limitata di argomenti che le agenzie e gli opinion leader hanno fissato.

Tu stigmatizzi molto anche un’altra ossessione dei blogger: quella per le statistiche, i numeri…
Perché coltivare atteggiamenti narcisistici e ossessivi del sé? "Io ho più link in entrata dei tuoi". Lasciate perdere, c’è già abbastanza allungamento del pene in rete. Il vero potenziale di internet è la Coda Lunga, come l’ha ben descritta Chris Anderson. E’ una questione cruciale per i freelance, i musicisti, ma anche gli attivisti e i movimenti. Internet ha bisogno di modelli economici sostenibili, andando al di là del dogma che bisogna cedere tutto gratis. Serve un modello non basato sui dati di traffico ma su micro-pagamenti peer-to-peer: moneta vera, non le briciole di Google.

A quanto pare non ti piace molto neanche lo stile PowerPoint dei blog
La critica non c’entra con i gusti. Non importa se mi piacciano o meno le presentazioni. Non incoraggio PowerPoint perché blocca lo sviluppo concettuale. Sintetizza il discorso senza rendere esplicite le linee di pensiero e gli approcci sottostanti. E’ McConoscenza. La scrittura dei blog può essere piacevolmente auto-riflessiva, risultando a volte molto interessante. Il Powerpointilismo riduce la complessità. Il che può essere utile se si vuole attrarre traffico. Ma di fatto si tratta di un approccio di marketing. Non ho niente contro il marketing ma cosa ci resterà da monetizzare? Non dovremmo ridurre il blogging alla produzione di slogan pubblicitari ma praticare forme feroci e selvagge di scrittura in grado di esplorare l’ignoto, non elencare cose che sappiamo già.  Continue reading

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La grande cavalcata (barzelletta popolare)

Riprendo un piccolo pezzo dal libro "Filofollesofia" di Giovanni Gramaglia di cui avevo gia' scritto un po' di tempo fa. E' un libro che mi appassiona molto e trovo molto divertente, ha una chiave di lettura semplice e rispecchia in alcuni casi delle stesse situazioni che mi sono trovata a vivere.

Sono le prime pagine del capitolo Gianfilosofo e il Dottor Hicckstz G-file n.2; in questo capitolo spiega il suo approccio alla filosofia e di come e perché e' arrivato al Dsm Asl 2 di Napoli e l'incontro con il dottor Hicckstz che di nome fa Adolf Sigmund.

"La grande cavalcata" (barzelletta popolare). Una matto, con molta educazione, chiede udienza al direttore del manicomio; casa famiglia, ASL, o che so altro, ancora non c'erano; per mettere all'attenzione di quest'ultimo una sua idea. Toc-toc, bussa il nostro amico alla porta dell'ufficio del dirigente che risponde: "Avanti".

Timoteo, un metro e ottanta circa, capelli corti, un po' arruffati; ancora ben colorati di nero, malgrado la sua età; vestito effettivamente fuori moda, forse parecchio; con i suoi occhiali da vista, color tartaruga, imitazione, ovviamente; lentamente e timidamente apre la porta dell'ufficio, quel tanto che basta a permettergli di entrare. E con la sua voce, appena recepibile chiede: "E' permesso?".

Il dottore, dietro i suoi bei baffoni, sorridendo molto amichevolmente risponde: "Prego, si accomodi, mi fa molto piacere che abbia qualcosa di nuovo e sono convinto di interessante da presentarmi, si sieda e mi dica con calma".

Timoteo a questo punto ormai gia' entrato nella stanza, socchiude la porta alle sue spalle, lentamente si siede sulla poltroncina di fronte la bella scrivania, di quell'ufficio, comunque, tenuto con un minimo di decorosa estetica; e a bassa voce, come suo solito, si spiega:"Sa, signor direttore, ho molto tempo libero; e tutto il giorno non so cosa fare. Perciò, penso, penso, penso, penso, a tante cose, e sono convinto che impegnandomi in qualche cosa di valido e costruttivo come la scrittura, potrei sentirmi realizzato; e di conseguenza meno inutile e superfluo". Un attimo di pausa, e poi Timoteo riprende: "Oltretutto potrei fare qualcosa di utile, magari, scrivendo un bel romanzo… Le persone lo leggerebbero, pubblicandolo in seguito… ne trarrebbero gioia, piacere, e io ne sarei contento, ovviamente; veramente, contento… molto contento, contento contento…". Il direttore un po' impensierito, non sapendo cosa dire, interrompendolo quasi, esclamava: "Va bene, Timoteo, calmati, non avere timore, va tutto bene, non hai altro da fare che chiedere se ti serve qualcosa, e se potrò, te la darò certamente".

Il nostro amico, riprendendosi, rincuorato dalle parole del dottore, sorridendo, a malapena: "Vede direttore, mi servono solo fogli, tanti fogli di carta, per scrivere, una matita (allora i computers, i p.c. non esistevano). Per cancellare… sì! Una bella gomma, per rimediare agli errori, alle approssimazioni, alle follie del mondo… No, forse una gomma sola non basta, non può bastare". Stringendo le mani l'una nell'altra, e alzando gli occhi al cielo: "Meglio due!". – Il direttore, dall'altro lato della scrivania, messo un po' in allarme dall'atteggiamento del ricoverato, lentamente, si alza, poggia delicatamente la mano sulla spalla sinistra di Timoteo, e cercando di mostrare simpatia e assenso, leggermente sorridendo dice: "Ma certo, non temere, una matita, tanti fogli e due gomme per cancellare". "Meglio tre", aggiunge Timoteo: "Meglio tre", ripete il dottore, e si avvicina allo scaffale, dal quale prende appunto il materiale richiesto e lo porge al matto, con un sorriso e un augurio. Timoteo ringrazia, sorridente, soddisfatto, e con il materiale suddetto, esce dall'ufficio, dirigendosi verso la sua camera, lasciando il direttore un po' perplesso, che rimurgina tra sé e sé: "Speriamo bene…"

 

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police machine matrice d’écervelés mandatés par la justice sur laquelle je pisse

Vos papiers, contrôle d'identité-
Formule devenue classique à laquelle tu dois t'habituer.
Seulement dans les quartiers,
les condés de l'abus de pouvoir ont trop abusé.
Aussi sachez que l'air est chargé d'électricité,
alors pas de respect, pas de pitié escomptée.
Vous aurez des regrets car;
Jamais par la répression vous n'obtiendrez la paix,
la paix de l'âme, le respect de l'homme.
Mais cette notion d'humanisme n'existe plus quand ils passent l'uniforme,
préférant au fond la forme, peur du hors normes.
Pire encore si dans leur manuel ta couleur n'est pas conforme,
véritable gang organisé, hiérarchisé.
Protégé sous la tutelle des hautes autorités.
Port d'arme autorisé, malgré les bavures énoncées.
Comment peut-on prétendre défendre l'état, quand on est soi-même
en état d'ébriété avancée? Souvent mentalement retardé.
Le portrait type, le prototype du pauvre type,
voilà pourquoi dans l'excès de zèle, ils excellent.
Voilà pourquoi les insultes fusent quand passent les hirondelles.
Pour notre part ce ne seras pas "fuck the police",
mais un spécial Nick Ta Mère de la part de la mère patrie du vice.

Police machine matrice d'écervelés mandatés par la justice sur laquelle je pisse.
Police machine matrice d'écervelés mandatés par la justice sur laquelle je pisse.

 

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