ninna nannera nannà

 


Ninna nannera nannà
Il figlio, Rita Fenu,
si culla nel suo ventre
pensando agli altri cinque
che ferri sporchi han cullato per lei.
"Stavolta è troppo tardi – le ha detto suo marito –
il medico non vuole, è un imbecille, pazienza così’".
Rita Fenu sorride, lo sapeva, era sicura,
e così poco male, almeno adesso non ha più paura.
La prima volta ha pianto, ma non ha detto no.
L’orgoglio è come un bimbo, a mantenerlo poi come si fa?
La terza volta cerca di strapparselo da sé,
centomila sono troppe,
dall’ospedale in galera è lei che ci va.


Dopo la quinta volta con quei ferri fa un corredo,
per tre mesi lei tace, e un bel Natale di televisione
gli dice: "Basta! lasciamolo in pace".
Tre ore di bestemmie, ma dopo si è calmato,
se ancora la picchiava
l’avrebbe ucciso coi ferri che sa.
Dentro il ventre di Rita
c’è un bel rischio caldo che si contendono in molti:
marito, giudici, medici e preti,
ma Rita adesso decide per sé.

Questa squallida storia qui sarebbe già finita,
ma ci vuole un finale per il riscatto del libero aborto,
ed è per questo che Rita farà
un folle gesto di nobile accusa,
un pasto vivo alla morte darà.
Ninna nannera nanna –
Da un mese Rita Fenu aveva il suo bambino,
ma un giorno che piangeva
lo ha soffocato stringendolo forte
gridando "Ninna nannera nannà"
Davanti al giudice grida "Nannà"
lo l’ho salvato "Nannera nannà"
Non era vostro "Nannera nannà"
Con la camicia di forza "Nannà"
lei ride e grida "Nannera nannà"
lei ride e grida "Nannera nannà".

Rita Fenu – l’industria dell’obbligo – 1976 

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