l’Unità, Indymedia e il barbeque d’Adamo

sono inciampata per caso su questo articolo dell’Unità sulla riapertura di Indymedia Italia, devo dire che la stesura dell’articolo e’ un raro esempio di scuola di giornalismo italiano mainstream.

(sono ironica eh che poi magari qualcuno mi prende sul serio..)

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Indymedia Italia, la parola ai media-attivisti

Paola Zanca

 

Due anni fa era andato in “aspettativa”. Ora ritorna, più agguerrito che mai: Indymedia Italia fa di nuovo capolino sul web. Il sito di controinformazione è costruito come un network, a cui ognuno può liberamente contribuire, ed è la voce per eccellenza di tutte quelle parti di mondo che la cosiddetta informazione mainstreaming trascura, o peggio, censura.

Nasce
nel 1999 durante il G8 di Seattle, come strumento di comunicazione
della rete no global. Da lì fioriscono tutte le diverse costole locali:
una versione nazionale per ogni paese del mondo ma anche piccoli network regionali, come nel caso italiano.

Per
strada, si legge sulla nuova home page del sito italiano, si è perso
«un pezzo importante dell’intelligenza che ne animava i contenuti»: uno
dei suoi fondatori e più importanti animatori, infatti «è morto alla
fine di aprile».

La sospensione del portale era arrivata a fine 2006: serviva una momento di riflessione sul futuro della piattaforma, che arrivava anche dopo una serie di problemi legali: nel 2004, infatti, l’Fbi aveva sequestrato il server americano di Indymedia, mentre l’anno successivo proprio il “nodo” italiano era finito nel mirino della magistratura per un fotomontaggio su papa Ratzinger.
Ora torna in vita uno spazio importante per tutti i "media-attivisti".
Ovvero per chi non si accontenta di «odiare» l’informazione, ma
preferisce partecipare.

 

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minima moralia

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a new kind of man

an underwater kind of silence humming of electric pylons 

"don’t forget me fades in static " – another scene began  

 

 

mettete dei fiori nei vostri cassonetti

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galline in fuga

Un tetro allevamento di polli immerso nella campagna inglese come un campo di concentramento immerso nell’Europa della seconda guerra mondiale.Il pollaio di concentramento e’ gestito dall’avida signora Tweedy:quando una delle internate non produce piu’ la quantita’ di uova richieste,e’ la pena capitale:la pentola!

"Sono galline…sono le creature più stupide di questo pianeta: non complottano, non cospirano e non sono organizzate "dice la signora Tweedy al marito che invece ha più di un sospetto sui propositi di fuga del pollaio.

In realta’ ,a dispetto di quel che pensa la signora Tweedy,innumerevoli sono i tentativi di fuga ed altrettanto innumerevoli sono i fallimenti fatti dalle galline.Il loro sogno è fuggire da quello che è un vero e proprio campo di concentramento, verso un’esistenza libera.

A tutto ciò si aggiunge anche l’avidità della Signora Tweedy, che decide di aumentare i profitti trasformando la ditta da "Produzione Uova" a "Produzione Pasticci di pollo", condannando così a morte tutte le galline.I fattori ,due terribili aguzzini nazisti,e soprattutto la signora Tweedy in nome della logica spietata che la produzione capitalistica comporta comprera’ "l’incubo tecnologico"che fa rabbrividire l’intero pollaio:la macchina per fare pasticci di pollo!

Il passaggio attuato dall fattoria dei Tweedy dal fordismo esasperato della produzione in serie di uova al postfordismo della nuova linea di prodotti( che si affida alla pubblicità ed ottimizza, grazie alla tecnologia, i modi e i tempi della produzione) porta con se’ l’installazione della macchina che trasforma i pennuti in tortini di gallina.La fuga diventa tanto piu’ urgente :Le galline, pur essendo state dotate da madre natura di un paio d’ali, non sono in grado di volare :il loro peso specifico non permette ai pennuti che brevi e imbarazzati balzi verso l’alto:gli insuccessi si susseguono.

Una notte, dal cielo piove nel pollaio Rocky, bel galletto americano che fa intravedere a Gaia(pollastrella volitiva il cui motto e’: "vivere da galline libere o morire nel tentativo!!") una speranza di salvezza.Il gruppo di pennute, capitanate da Gaia si illude così di poter imparare a volare per evadere dalla prigionia. Rocky tenta di insegnare alle dolci e sgraziate comari l’arte del volo. Un’impresa impossibile. Fisica e matematica non depongono certo a favore dei pennuti. Salvo poi accorgersi che anche Rocky non è autonomamente in grado di spiccare il volo. Serve anche a lui una spinta, magari data da un cannone da circo(come accadeva a lui stesso, gallo da circo e ora gallo in fuga dai suoi aguzzini ed erroneamente precipitato nell’azienda Tweedy)..

Che delusione e che beffa la sua fuga solitaria dal pollaio. Non resta a Gaia ed alle sue comari che tentare di evitare lo sterminio collettivo, rappresentato da una complicata ed enorme macchina in grado di preparare autonomamente succulenti tortine di pollo, mettendo in moto il proprio ingegno. Solo la dimensione del sogno permettera’ ai personaggi di uscire dal regime della necessità tecnica produttiva funzionale a cui sono costretti, sfuggire allo sterminio sistematico e programmato di una "razza" in ottemperanza alle leggi del profitto.

Come massa amorfa il gruppo di galline è destinato a perire, come insieme omogeneo di individui è inevitabilmente portato alla "fuga per la vittoria". Chi progetta, chi cuce, chi intaglia il legno, chi martella i chiodi, tutti, secondo le loro capacità, concorrono alla costruzione del marchingegno volante che le portera’ verso la salvezza… Un monito molto forte rivolto verso tutte quelle forme di oppressione totalitaristiche, politiche ed economiche, che riducono l’individuo ad una statistica, ad una scheda elettorale, ad un potenziale consumatore:Paradossalmente sarà grazie al loro intelletto ed alla loro capacità manuale il popolo delle galline riuscirà a salvare testa, penne e petto.

Privi di qualsiasi "sex appeal", buoni solo per il girarrosto o la pentola con il loro coraggio e testardaggine il popolo delle galline riuscira’ a sopravvivere e a conquistare la sua terra promessa.A dispetto di quello che pensa la Signora Tweedy (alta, segaligna, il perfetto quadro dell’avidità, tratteggiata come un capitano delle SS.) le galline non sono affatto sceme .

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nel cuore un’amarezza e nella mente l’idea della ribellione

Inviperito per la morte del suo levriero un signorotto locale, tal Vincenzo C, prese
a calci mia madre incinta.
Per questa selvaggia violenza ella fu costretta a guardare il letto per tre
anni. Poi, smarrita la ragione venne rinchiusa nel manicomio di Aversa.

La giustizia abita i milioni e milioni di chilometri lontano dalle case dei
ricchi e dei potenti.

Un bel mattino Don Vincenzo C. a tre miglia circa da Rionero venne accolto
da una fucilata.
Per il suo tentato assassinio vennero ingiustamente arrestati mio padre e altri
cinque disgrazziati.
Cosi’, anche se all’ora del misfatto mio padre si trovava a nove miglia da Rionero, come
testimoniarono i suoi padroni di Venosa e quelli che  lavoravano con lui, venne posto in nudo
carcere e sottoposto a procedimento penale.

Disperazione e miseria sono con noi. La morte ed il carcere è
serbata ai miseri!
Eppure abbiamo un padrone in cielo, Iddio, un signore in terra, il Re: in quei
tempi avevamo Francesco II per Re, Maria Cristina per Regina; i santa ed il Re buono
dei Napoletani; ma essi pensavano alle feste ed alla gloria, mentre, noi morivamo
di fame

 

Carmine Donatelli Crocco

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la fantasia sta a zero

speravo di scrivere altro ma proprio non riesco a scrivere di meglio

tristezza 

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somewhere over the rainbow

Se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorare e sentirete la differenza di lavorar e di comandar. 

"Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori
dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e
la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva
in molti modi, non necessariamente col timore dell’intimidazione
poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando
la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili
la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la
sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul
silenzio forzato dei molti"

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ne’ cittadin@ ne’ produttor@

 

suspect device – stiff little finger

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

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c’est pas la mer à boire


c‘ est pas la mer à boire
pour tous ceux qui aiment pas ca
c‘ est seulement pas d‘ cul
pour tous ceux qui n‘ en ont pas.

 

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ninna nannera nannà

 


Ninna nannera nannà
Il figlio, Rita Fenu,
si culla nel suo ventre
pensando agli altri cinque
che ferri sporchi han cullato per lei.
"Stavolta è troppo tardi – le ha detto suo marito –
il medico non vuole, è un imbecille, pazienza così’".
Rita Fenu sorride, lo sapeva, era sicura,
e così poco male, almeno adesso non ha più paura.
La prima volta ha pianto, ma non ha detto no.
L’orgoglio è come un bimbo, a mantenerlo poi come si fa?
La terza volta cerca di strapparselo da sé,
centomila sono troppe,
dall’ospedale in galera è lei che ci va.

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